L’Inghilterra all’inizio del 1500 è in un vicolo cieco, a un passo dal disastro. Se il re morisse senza un erede maschio, il Paese sarebbe condannato a una guerra civile. Enrico VIII vorrebbe annullare il suo matrimonio e sposare Anna Bolena, ma il Papa e la maggioranza dei regnanti d’Europa si oppongono. Sarà Thomas Cromwell ad occuparsi di questa impasse: figlio di un fabbro di Putney, uomo capace di redigere un contratto come di addestrare un falco, disegnare una mappa e sedare una rissa, arredare una casa così come di corrompere una giuria. Architetto machiavellico del regno di Enrico VIII e artefice dei destini della dinastia dei Tudor, il protagonista del pluripremiato romanzo di Hilary Mantel emerge in tutta la sua contraddittoria umanità: nonostante le sue umili origini, quest’uomo venuto dal nulla, dedito ai mestieri più disparati - mercenario in Francia, banchiere a Firenze, commerciante di tessuti ad Anversa – in virtù delle sole doti intellettuali sarà in grado di rompere le rigide regole della società inglese e rialzarsi da una drammatica situazione personale, e di lui si servirà il re per ottenere il divorzio da Caterina d’Aragona e unirsi ad Anna Bolena, dando così un nuovo corso alla storia della chiesa d’Inghilterra.
Un po' me ne vergogno, ma la mia passione per la famiglia Tudor risale alla tanto criticata serie televisiva The Tudors (2007-2010). Sì, proprio quella che vedeva nei panni di Enrico VIII un patinatissimo Jonathan Rhys-Meyers che, pur essendo un ottimo attore, non aveva quello che si dice le physique du rôle, come d'altronde tutto il resto del cast. Diciamo che le inesattezze storiche non mi turbavano più di tanto alla veneranda età di diciassette anni. La mia attenzione era catturata più che altro dai complicati intrighi di corte e dai costumi estremamente glamour. Questa piccola parentesi serve ad enfatizzare il fascino che questa famiglia esercita da sempre su spettatori e lettori di tutte le età. Non bisogna essere esperti di storia per venir colpiti dalle vicende di una delle famiglie più importanti della storia britannica e Mantel ne è pienamente consapevole. Sa bene che i suoi lettori, soprattutto quelli britannici, conoscono a grandi linee le "avventure" di Enrico VIII, ma è anche conscia del fatto che numerosi autori e registi prima di lei hanno raccontato la sua storia da molteplici punti di vista. Per questo motivo, l'autrice sceglie una prospettiva diversa, innovativa, che le permette di distinguersi in un panorama difficile come quello della historical fiction. Il suo asso nella manica è Thomas Cromwell e si dimostra una scelta vincente.
Le mie preziose copie
Passato alla storia come uno spietato arrampicatore sociale, pronto a pugnalare alle spalle anche gli amici più intimi, Cromwell viene dipinto da Mantel come un abile imprenditore che si è fatto da sé, come un uomo leale, dotato di grande autodisciplina, praticità e lungimiranza. È colui che dal basso, basandosi esclusivamente sulle proprie capacità, ha forgiato intelligentemente non solo il proprio destino, ma ha influito sulla sorte dell'intera Inghilterra. Ovviamente l'autrice non dimentica di dipingere anche i tratti più sinistri e machiavellici di questa figura storica, ma cerca di spiegare i suoi gesti intrecciando eventi della sua vita pubblica e privata. Il percorso che porta Cromwell a diventare il principale consigliere del re si muove parallelamente al racconto della sua vita privata, del suo matrimonio, delle sue amicizie e inimicizie. Austin Friars, la dimora di Cromwell, è un microcosmo che offre al protagonista spunti di riflessione sulle dinamiche politiche che deve affrontare alla corte di Enrico.I grandi temi politici, economici e religiosi dell’epoca Tudor vengono filtrati attraverso le esperienze e i ricordi della vita quotidiana del protagonista, che influenzano inesorabilmente le decisioni prese nella vita pubblica.
Uno degli aspetti più innovativi e interessanti di Wolf Hall è l’utilizzo di un punto di vista estremamente flessibile, a metà strada tra la prima e la terza persona; una speciale focalizzazione interna, che a tratti sembra virare verso il narratore onnisciente, ma che ha come obiettivo finale quello di rendere la soggettività di Cromwell. L’autrice ha voluto abbattere le barriere temporali che separano il lettore contemporaneo dall’epoca in cui viene immerso narrando il romanzo interamente al presente, flashback inclusi. Mantel passa con disinvoltura dal discorso diretto a quello indiretto, al discorso indiretto libero e il lettore è catapultato nell'anima del protagonista, partecipando alle sue certezze e ai suoi gusti, ai suoi dubbi e alle sue domande. Il lettore è uno spirito invisibile sulla spalla di Cromwell, un visitatore spettrale dal futuro che si unisce ai fantasmi che popolano il romanzo.
Wolf Hall è un romanzo storico raffinato ed estremamente coinvolgente. Magari vi interesserà sapere che nel 2009 ha vinto il Man Booker Prize for Fiction, uno dei premi letterari britannici più prestigiosi. Mantel è una scrittrice dallo stile particolare ed originale e ritengo valga assolutamente la pena investire il proprio tempo in questo romanzo. Se poi 800 pagine non vi bastassero, potreste sempre leggere il seguito, ovvero Anna Bolena, una questione di famiglia (in inglese Bring Up the Bodies). E se non foste ancora soddisfatti, potreste fare come me e aspettare con ansia l'ultimo capitolo della saga, che dovrebbe uscire a fine 2015 (The Mirror and the Light). Se il vostro livello di pazzia raggiungesse livelli inenarrabili, potreste scrivere la vostra tesi di laurea magistrale su questo romanzo... come ho fatto io. Questa, però, è un'altra storia.
Da questo romanzo (e dal seguito) è stata tratta recentemente una miniserie televisiva, trasmessa dal 21 gennaio al 25 febbraio 2015 sul canale BBC Two. Non aspettatevi una serie patinata come The Tudors, ma qualcosa di raffinato e tipicamente british. La consiglio vivamente, anche perché la stessa autrice ha seguito passo per passo la produzione. Il cast include Mark Rylance, nel ruolo di Thomas Cromwell, Damian Lewis, nei panni di Enrico VIII, Claire Foy, nel ruolo di Anna Bolena e Anton Lesser, nei panni di Tommaso Moro. Qui sotto vi lascio il trailer in inglese:
5 STELLE (più la lode che questo romanzo mi ha fatto guadagnare...)
L'autrice:
Hilary Mantel è nata a Glossop, nel Derbyshire, nel 1952. Scrittrice prolifica, ha esordito nel 1985 con Every Day is Mother's Day e molti dei suoi romanzi sono stati finalisti a importanti premi letterari, primo tra tutti l’Orange Prize (Beyond Black, di prossima pubblicazione per Fazi Editore). Wolf Hall è stato insignito nel 2009 di uno dei più importanti premi letterari del mondo, il Man Booker Prize, ed è stato finalista al Costa Novel Award 2009 e all’Orange Prize for Fiction 2010.